La bozza della direttiva efficienza energetica dell’Europa sta creando un’accesa discussione nel mondo politico, ma anche in edilizia. Si parla di obbligo di raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 per gli edifici esistenti; classe D entro il 1° gennaio 2033.
L’obiettivo per il 2050 è quello di ottenere edifici a emissioni zero, previste già dal 2030 per le nuove costruzioni.
Un obiettivo importante quanto ambizioso che ha creato molte perplessità. Su questa base, buona parte degli edifici del nostro paese dovrebbero essere riqualificati in un arco di tempo relativamente breve.
In questo articolo voglio analizzare meglio la direttiva efficienza energetica europea e le conseguenze virtuose che potrebbe avere per le case e l’edilizia italiana.
Contenuto
Cosa dice la bozza della direttiva efficienza energetica 2030 per le “case green” in Europa
La direttiva efficienza energetica 2030, ancora in bozza e soggetta a discussione e emendamenti (sono già più di 1500), propone un salto energetico per gli edifici dell’Unione Europea con l’obiettivo di ridurre al massimo le emissioni.
Riguarda ogni tipo di edificio, va quindi a toccare anche case private e condomini, oltre ad edifici pubblici e aziendali.
Nel momento in cui scrivo la bozza prevede:
- classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e classe energetica D entro il 1° gennaio 2033 per gli edifici residenziali ESISTENTI.
- emissioni zero per i NUOVI edifici pubblici a partire dal 2028 e per le NUOVE costruzioni private a partire dal 2030.
Un obiettivo molto ambizioso che ha creato diverse perplessità, in particolare per la fattibilità dei possibili interventi nei tempi prestabiliti.
Cosa significa la direttiva efficienza energetica 2030 per case e condomini in Italia
Se la direttiva dovesse essere implementata così com’è, secondo i dati dell’ANCE, l’associazione dei costruttori, servirebbe ristrutturare milioni di abitazioni. Un edificio su tre non è in grado di rispettare i requisiti richiesti.
Ridurre le emissioni e guardare al futuro è importante, anzi fondamentale. I tempi e le procedure previste dalla direttiva risultano per tanti troppo stringenti ma a mio avviso sono obiettivi minimi che dobbiamo raggiungere.
La controversia del nuovo calcolo della prestazione energetica con la direttiva efficienza energetica europea 2030
Un altro aspetto che ha acceso le discussioni è il nuovo parametro per il calcolo della prestazione energetica.
Questo si baserebbe anche sul consumo di energia e non sul solo fabbisogno energetico dell’edificio.
Significa che un edificio correttamente riqualificato potrebbe essere classificato in una classe energetica inferiore a quella raggiunta a causa dell’utilizzo dell’utente finale.
L’educazione al risparmio energetico deve diventare una nostra abitudine e una nostra esigenza primaria.
I rischi per il mercato dell’edilizia con la nuova direttiva efficienza energetica dell’Europa
Un rischio da calcolare è quello dell’aumento dei prezzi. Come accaduto con il 110%, la nuova direttiva per l’efficienza energetica europea potrebbe spingere a una speculazione sui prezzi dei materiali, e a un’effettiva scarsità.
Tuto questo non deve preoccuparci ma solo farci aprire gli occhi e affidarci a veri professionisti del risparmio energetico e dell’edilizia virtuosa.
Cosa succede se non si raggiunge la classe energetica E entro il 2030
Inizialmente erano state previste sanzioni e divieto di messa in affitto e vendita dell’immobile. Al momento questi aspetti dovrebbero essere stati accantonati, ma sono ancora oggetto di discussione e mi auguro che venga trovato un accordo equilibrato.
Conclusioni
La direttiva efficienza energetica 2030 dell’Unione Europea è destinata a far discutere ma è necessaria. Il regolamento è ancora in forma di bozza e tanto potrebbe ancora cambiare, quanto mostrato però non manca di sfide e criticità.
Abbattere i consumi, costruire edifici efficienti e riqualificare gli edifici esistenti è importantissimo per noi e per il nostro pianeta.
Portare milioni di immobili in classe E “entro il 2030” necessita un piano strutturato a una verifica della fattibilità, oltre ad un sistema di incentivi che possa ammortizzare una spesa importante per i cittadini.
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